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giovedì 30 maggio 2013

Della gente del Kenya. Consigli su come farsi accogliere.

Un salto assieme ai beach boys 
Un viaggio non è solo monumenti, cultura, paesaggi ma è anche, anzi  soprattutto, persone. Fatte di sguardi, sensazioni, tradizioni e diversità.
In Kenya l’approccio con il turista è molto particolare perché la povertà ha spinto gli autoctoni ad approfittarsi della ricchezza della gente che arriva in Africa per fare una vacanza di lusso. Il nostro concetto di ricchezza è molto diverso dal loro, e benché ci sia molta gente del posto che se ne approfitta, resta il fatto che la loro qualità di vita è nettamente inferiore alla nostra. Parlo dell’igiene, della possibilità di curarsi come si deve, del cibo e di ogni altra piccola cosa che per noi risulta scontata.
Prima di partire per Watamu, vicino a Malindi, ho letto recensioni di persone che conoscono il posto e sconsigliano di fidarsi di chi vive sulla costa, di cercare villaggi interni che sono sicuramente più bisognosi.
Una volta sul posto sicuramente ci si imbatterà negli insistentissimi beach boys, ragazzi che nascono e crescono con qualcuno che gli insegna che tartassare il turista per vendergli qualsiasi cosa è la legge. Dalle targhette in legno, alle statuine Masai, ai parei, treccine e quant’altro è possibile vendere per qualche spicciolo in cambio. E’ difficile spostarsi dalla spiaggia del villaggio senza essere inseguiti da orde di questi ragazzetti vestiti con magliette usate regalatogli dai turisti. 

inseguimento dei beach boys :)
Vi chiederanno di tutto in regalo: t-shirt, cappellini, ciabatte ecc. e la metà di loro, si dice vada a rivenderli al mercato di Malindi.
Se volete portare i vostri oggetti da lasciare alle scuole o agli orfanotrofi fatelo ma documentatevi perché è possibile che anche in questi casi vengano alimentati giri non del tutto corretti.

l'orfanotrofio di Malindi
Percorrendo le strade sterrate per andare a fare Safari, troverete tanti bambini che agitano le loro manine e urlano insieme “jambo, jambo” per avere qualcosa in cambio e che fanno molta tenerezza. Sappiate che molti di loro saltano la scuola per accogliere i turisti e avere da loro qualche regalo. Lasciate le vostre cose ad una scuola che è sicuramente più utile. Non date loro caramelle perché poi gli si cariano i denti e non è possibile curarli!
A me è capitato di incontrare bambini che chiedevano acqua, questo succede perché alcuni villaggi all’interno sono sprovvisti di riserve e lì è davvero un bene prezioso. Ovviamente non ho esitato a dare le mie bottigliette.

Per strada i bambini giocano con copertoni e bastoncini

Per il resto non abbiate paura ad approcciarvi con la gente del luogo che, anche se insistente, è comunque gentile e disponibile ad aiutarvi nel vedere i luoghi migliori senza spendere moltissimo. Noi l’abbiamo fatto e non ci siamo pentiti, se invece preferite andare sul sicuro affidatevi al villaggio spendendo qualche soldo in più.
Per il resto vi accorgerete della diversità del modo di vivere di queste persone che rincorrono il turismo dall’alba fino al tramonto nelle spiagge di Watamu per poi tornare verso Malindi a piedi scalzi nel buio delle strade polverose.


Il reportage fotografico completo su facebook QUI 

sabato 25 maggio 2013

In vacanza nei pressi del Monte Athos. Si parte per la Grecia


Oggi il mio responsabile mi ha comunicato che da lunedì a giovedì potrò essere in Grecia per un viaggio premio, precisamente in Tour per il Monte Athos. E che faccio, rifiuto? ^___^

E’ una notizia dell’ultimo momento, c’è stato un ripescaggio (ovvio, mica è merito della mia bravura:P) e io sono rientrata, di sbieco, fra i pochi fortunati che saranno coinvolti in questa breve ma intensa vacanza. 
Sono appena tornata da Marrakech, ho ancora sotto il naso il profumo di spezie ma già sono pronta per buttare qualcosa in valigia e ripartire! 
Leggo e rileggo il programma mandato dall’Ente del Turismo: visiteremo la zona montuosa di Arnea, la città più tradizionale di Halkidiki. Arnea è famosa per la sua architettura macedone, passeggeremo per i tradizionali quartieri della città, visiteremo il museo del folklore e della tessitura e assaporeremo rare varietà di miele biologico. Ci aspetta anche una visita alle pendici del Monte Cholomontas dove vedremo gli apicoltori al lavoro e visiteremo le piantagioni di alberi di Natale.
Il secondo giorno uomini e donne si separeranno per qualche ora. Le donne non possono salire sul Monte Athos per motivi religiosi, esse infatti, a differenza degli uomini, sono considerate impure. Quindi ci limiteremo a circumnavigare la costa del Monte grazie ad una barca che ci porterà a visitare monasteri della Cisgiordania e ad ammirare l’architettura monastica. 
Visiteremo anche l’Isola di Ammouliani costeggiando le sue rive che ne rivelano la sua estrema bellezza naturale e le sue spiagge e baie pittoresche. Sarà anche l’occasione giusta per pranzare a base di pesce fresco. 
Curiosità: Ammouliani possiede la più grande flotta di pesca nel centro della Macedonia, ciò significa che il pesce servito è stato pescato il giorno stesso. Inoltre qui se il pesce viene pescato il giorno prima, è considerato poco fresco e quindi buttato!
Sicuramente ho mancato molti luoghi e dettagli importanti che andremo a scoprire durante questi quattro giorni, ma che dire..porterò macchina fotografica e telefonino per catturare i migliori istanti e poterveli riportare!
Se volete seguirmi fatelo sul mio account facebook e twitter

mercoledì 22 maggio 2013

Weekend a Marrakech, risveglio dei sensi in Piazza Djemaa el Fna e dintorni


Piazza Djemaa el Fna in pieno giorno
Mentalmente ho iniziato a scrivere questo post più di una manciata di volte, in mezzo al caos di Piazza Djemaa el Fna, in cima alla terrazza che dominava tutta Marrakech, nella pace dei giardini di Majorelle e nel trambusto dei suq affollati.

Una città che si è rivelata proprio come me l’aspettavo, caotica, piena, indaffarata, intensa. Una delle destinazioni che più ha risvegliato i miei sensi, nel bene e nel male.



Il gusto: ogni pietanza, a Marrakech ha un sapore particolare che risveglierà i vostri sensi. Menta, curry, cumino, zenzero, zafferano sono solo alcune delle tantissime preziose spezie che i venditori di strada cercheranno di propinarvi in ogni forma e maniera.

coni di spezie
L’olfatto: Marrakech non la manda a dire, tanto intensa nel suo profumo di spezie, arance, gelsomino e incenso, quanto aggressiva nei suoi angoli maleodoranti e con un perenne odore di carne grigliata che invade la piazza centrale da prima del tramonto fino a tarda notte.

Griglie in azione in piazza all'ora di cena
La vista: i suoi colori sono sgargianti. La prima cosa che colpisce man mano che ci si avvicina alla medina sono le mura degli edifici, rosa e decadenti. Poi i tessuti, i tappeti decorati a mano ammassati nelle strade dei suq, i vestiti delle donne, le spezie perfettamente riversate a forma di coni rovesciati e le decorazioni degli hammam.

hammam degli uomini 
mercato della lana
Il tatto: alcune cose mi sono rimaste impresse per ciò che riguarda questo senso, la stretta di mano della gente, forte e vigorosa e le foglie secche di menta che si frantumavano nelle mie mani lasciando un profumo fresco e intenso.
L’udito: Marrakech non conosce silenzio, ma il frastuono cambia in base alle ore della giornata. Ti svegli il mattino con il sorriso, in un bel riad, con qualche uccellino che cinguetta e le prime voci di persone che fanno mercato. Per 5 volte al giorno c’è il richiamo del muezzin, forte e scandito, che rincara la dose d’orgoglio di questa bella città. Nel pomeriggio la Piazza cambia volto e si prepara a diventare un grande ristorante a cielo aperto dove tutti fanno a gara a chi offre di più. C’è il richiamo degli incantatori dei serpenti, le scimmiette che gridano, i giocolieri che urlano e la carne che sfrigola sul fuoco.

Piazza Djemaa el Fna con il calare della sera
tappeti in Piazza delle spezie

Il primo giorno a Marrakech lo si dedica a perdere le vecchie abitudini, a stupirsi per l’inaspettato. Dal secondo giorno in poi si acquista una nuova consapevolezza, una specie di istinto naturale che mette ordine al caos e rende familiare, quasi abitudinaria, quella straordinaria follia. 

momento del the a Marrakech

giovedì 16 maggio 2013

Una vacanza in Turchia, ma in caicco!Da Bodrum ad Antalya


Avete mai fatto vacanza in Caicco?
Rifaccio: sapete cos’è un caicco? Subito spiegato! E’ una tipica imbarcazione originaria della Turchia, usata da sempre per la pesca e costruita interamente in legno che può ospitare circa una ventina di persone più l’equipaggio.
La cosa bella è che la barca è solitamente di proprietà di una famiglia turca e l’equipaggio è fatto proprio da componenti dello stesso nucleo famigliare che dirigono la nave e ti coccolano durante tutta la vacanza.
Durante il mio viaggio in caicco durato una settimana e in cui abbiamo percorso da Bodrum ad Antalya, con piacevoli intermezzi fra cui Marmaris e Gocek, sono positivamente rimasta colpita dalla cucina locale.
Abbiamo sempre mangiato sull’imbarcazione anche se ci avrebbe fatto piacere provare qualcosa fuori quando la barca attraccava nei vari porticcioli dei luoghi da visitare, ma la bontà e la genuinità della cucina della moglie del capitano ci ha stregati e visto che i pasti erano inclusi abbiamo fatto a meno di andare incontro a spiacevoli e salate sorprese.
Potrei stare ore a raccontare l’incanto e la poesia di questa vacanza ma ci ho già pensato qui, ora vorrei provare ad essere più pratica per dare qualche consiglio a chi ha intenzione di vivere un’esperienza del genere.
 
 
il Capitano
 
preparazione della cena
 
C’è di positivo
- Il silenzio e la pace del mare. Il più delle volte si dorme in mezzo al mare, in calette sconosciute dove gli unici compagni sono grilli, lo sciabordio dell’acqua e le stelle.
- Anche un po’ di divertimento. Marmaris è un centro molto movimentato, idem Bodrum. Attraccando al porto è possibile scendere per passare una serata da sballo da alternare alla tranquillità.
Pasti genuini e abbondanti. Come ho già avuto modo di accennare, i pasti sono serviti su un bel tavolo in legno, sotto le stelle! Le cene sono servite e si mangia tutti assieme e a cucinare, almeno nel nostro caso, è sempre stata la moglie del capitano: una super cuoca. Vengono organizzate grigliate di pesce fresco e fra un bagno e l’altro nell' acqua cristallina viene offerto un buon thè con biscotti per l’ora di merenda.
- Le escursioni sono ben organizzate e molto interessanti. Avrò modo di parlarvi di Caunos, della visita alle tombe licie di Dalyan e della giornata alle terme naturali. Spettacolo!

l'ora del tramonto sul caicco
 
tutti a tavola
 
 
 
 
C’è di negativo
- Se siete per la comodità e per il lusso, lasciate stare. Sul caicco ci si arrangia, si vive in costume e a piedi scalzi. Le cabine sono piccole e calde (quasi mai funziona l’aria condizionata). Il più del tempo si passa all’aperto e soprattutto in acqua.
- Se soffrite il mal di mare non fa per voi. Le imbarcazioni sono di dimensioni medie ed è molto probabile, soprattutto quando il mare è mosso, dondolare. Io pur non soffrendone sono stata male in un’occasione.
- Se fate fatica a convivere con estranei. Dal primo momento in cui metterete piede sulla barca, gli altri inquilini saranno la vostra famiglia. Nel bene o nel male. Colazioni, pranzi, cene, bagni ed escursioni saranno assieme a gente della quale inizialmente ignorerete il carattere. Deve andarvi di fortuna, possono nascere grandi amicizie o…la guerra!
Questo è quello che mi sento di consigliarvi. Io a distanza di ormai 3 anni ricordo ancora tutto come se fosse ieri e questi ricordi sono accompagnati da una piacevole sensazione di malinconia verso posti incantevoli.
Sto prendendo in considerazione la possibilità di fare un altro viaggio del genere, magari continuando con un altro percorso. Farlo con un gruppo di amici sarebbe il top!
 
 

mercoledì 15 maggio 2013

La parola del giorno è "ridimensionare". Riflessioni di una penna arrabbiata

A volte il mondo è talmente banale che ti viene da urlare a squarciagola perché quello ti sembra l’unico modo per far si che qualcuno si accorga di te.
Seppure tu pensi di avere qualcosa che ti brilla dentro, qualcosa di prezioso che ti permette di alzarti al mattino con quella voglia di mostrare di che pasta sei fatto, che non è sempre vero quello che si dice di te, che a volte si, lo è, ma insomma siamo fatti di carne, ossa e sentimenti..o no?
A volte invece ti guardi allo specchio e ti scopri più piccolo e ti sembra che l’immagine che avevi di te fino a poco fa sia stata solo un abbaglio. E ti arrabbi con te stesso perché non sei stato capace di accorgertene e gli altri invece si.
Poi ti chiedi perché sei qui a scriverne di getto e non ti preoccupi del fatto che domani rileggerai queste righe scritte in fretta e non ti piaceranno. Per niente. Però devi farlo perché in alcuni casi scrivere è come correre. Correre lasciandosi indietro qualcosa che non vuoi più avere sotto gli occhi. Correre, correre, sudare e avere il fiato spezzato e la gola in fiamme tanto da farti scordare cosa ti ha fatto fuggire in quel modo.
Scrivere è come viaggiare.
Ho provato a smettere di scrivere, ad affogare i miei pensieri ma la mia penna è sempre tornata a galla e il mio inchiostro è sempre più marcato di prima.
Questi miei pensieri somigliano ad un viaggio che uno intraprende per scappare da qualcosa.
Che poi non è così vero che scappi perché quando meno te l’aspetti il viaggio ti cattura, ti invade e pervade. E poi non ti ricordi neanche più cosa ti ha fatto partire, scappare. Come la corsa affannata, come le parole di una penna arrabbiata.
Mi piace pensare che se questo avviene, se arrivi al momento in cui fatichi a ricordare i dettagli di ciò che a suo tempo ti ha fatto stare tanto male, vuol dire che qualcosa di più importante ha ridimensionato il tuo modo di pensare.
E’ per questo che dobbiamo concederci la follia di non restare fermi, né con la mente né con il corpo. Per uscire dagli schemi, dalle convenzioni.
Ho deciso che la mia parola di oggi sarà “ridimensionare”.
Il mio buono proposito da inseguire fino a quando arriverà il momento in cui non ricorderò più il sentimento che ha mosso questi miei strambi, indecifrabili pensieri.

lunedì 13 maggio 2013

Le cucine del diavolo. Il Grand Canyon in Kenya



Le cucine del diavolo esistono e non parlo del programma di Gordon Ramsay ma di un posto splendido quanto desolato e selvaggio che ho scoperto durante la mia permanenza in Kenya, novembre scorso.
Così per caso, sfogliando un depliant di escursioni lasciato su un tavolino da una guida del villaggio, abbiamo trovato la descrizione di questo posto, Marafa, detto anche “Hell’s Kitchen”. Un’escursione che solitamente non viene pubblicizzata tantissimo, da cui i turisti tendono a sfuggire a causa della mancanza dell’acqua e del sole che batte forte. La meno turistica fra tutte le escursioni, perché no?!
Cerco di descrivervi l’esperienza così come l’ho vissuta e di trasmettervi almeno un poco delle sensazioni provate.
Il tour alla cucina del diavolo inizia salendo sul pullmino sgangherato che da Malindi viene inghiottito da infuocate lingue di terra rossa, delle strade tutte buchi che non ti lasciano il tempo di scattare una foto senza che il tuo corpo faccia un balzo a destra e sinistra. Visto che il Kenya che piace a me è scomodo, non posso che esserne felice a dispetto di qualche foto venuta mossa.
Arriviamo dopo un’ora circa di balzelli e rumori di ferraglie dopo aver costeggiato campi di un verde rigoglioso  e sfuocate figure di bambini che camminano a piedi nudi, accaldati e tutti in fila l’uno dietro l’altro dopo una giornata di scuola.   
Le cucine del diavolo si presentano come una specie di Grand Canyon e per quanto possa essere terribile pensarle sotto il sole cocente della giornata, all’ora del tramonto sono uno spettacolo della natura.


Dopo aver guardato il panorama dalla cima di questo grande cratere soggetto all’erosione di vento e pioggia, ci prepariamo a scendere nel loro cuore assieme alla guida.
La legenda di Hell’s Kitchen narra di una ricca famiglia che, a dispetto della povertà del popolo, faceva il bagno nel latte prodotto dal loro bestiame. L’ira di Dio fece sprofondare la terra della tenuta della famiglia, le pareti rosse e bianche di Marafa portano ancora oggi i segni del latte del loro sangue.
Il tramonto visto dalle cucine del diavolo è qualcosa di indescrivibile e assolutamente da provare nel caso si decida di passare una vacanza nei pressi di Watamu e Malindi.
L’entrata a Marafa è gestita da una Cooperativa locale, il biglietto che si paga per l’entrata contribuisce al sostentamento del villaggio, l’unico presente nelle vicinanze di questa strabiliante terra di fuoco.

In fila in cima a Marafa
Il tramonto da Marafa

domenica 5 maggio 2013

Agriturismo Cà d'Olga nelle Langhe. Oasi di pace nel verde


Oggi torniamo nelle Langhe per parlarvi dell’ultima vacanza che ho passato in questa terra a cui oramai mi sono davvero affezionata.
Ho conosciuto le Langhe in occasione di Italy Different, e dopo allora, non ho più smesso di tornarci appena possibile. Ecco cosa può fare un blog tour che si rispetti, questo è quello a cui tutti quelli che organizzano eventi di questo tipo, a mio parere, dovrebbero mirare! 
L’ultima occasione per tornarci è stata appunto per Capodanno,quando indipendentemente abbiamo scelto di trascorrere qualche giorno in questo territorio che più volte ci aveva dato tanto. 
Vedere le distese di vigne e noccioleti durante la stagione invernale mi mancava, ora, a parte l’estate, credo di aver visto proprio tutte le stagioni.
In quei tre giorni abbiamo bevuto, mangiato (stra-bene) e ci siamo riposati.
Abbiamo soggiornato all’ Agriturismo La Cà d’Olga a La Morra, in provincia di Cuneo che abbiamo trovato grazie ad un tweet (leggi qui per saperne di più)
L'agriturismo La Cà DdOlga

Questo Agriturismo è posizionato a sei km da Alba e costeggia prati con vigne e noccioleti. Ci è stato assegnato un appartamentino con due stanze con annesso cucinino e ingresso indipendente e un bagno. Visto che avevamo con noi la nostra bassotta, abbiamo preferito avere una specie di appartamentino indipendente.
I proprietari non abitano l’agriturismo, ma lo raggiungono per assistere i clienti. Di loro posso dire che sono due persone cordiali e che si nota davvero la familiarità che hanno nell’approcciare con noi 4zampe. Cosa che per noi è essenziale!


Se volete più info su questo agriturismo, vi consiglio di visitare il loro sito qui 

venerdì 3 maggio 2013

A Cordoba per la Fiesta de Los Patios

Vi voglio segnalare un evento che può essere l’occasione giusta per visitare l’Andalusia per chi ne avesse intenzione.

A Cordoba, dal 10 al 19 maggio ci sarà una festa alla quale vorrei tanto partecipare, anche se non credo che riuscirò ad esserci. Quindi lo dico a voi!
 
Si tratta della Fiesta de Los Patios, cioè la festa dei cortili fioriti.
 
Una bella occasione per vedere i cortili di questa città, già molto belli, addobbati con fiori colorati e profumati.
 
Saranno i proprietari stessi delle case ad aprire le porte al pubblico e lo faranno gratis per mostrarne la bellezza!
 
Tra i fiori che potrete ammirare ci sono gerani, orchidee e altre piante tropicali. 

Per vedere i “patios” più belli, dirigetevi verso i quartieri di San Basilio e Verbena. Ovunque, si balla, si ascolta i “cantaores” di flamenco e si degustano tapas accompagnate da buonissimi vini.

Non vi è venuta voglia di partire per Cordoba?
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