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venerdì 28 dicembre 2012

Capodanno: si ritorna nelle Langhe e Roero!
















Finalmente, dopo tante ricerche andate in fumo, stamattina mi sono decisa a scrivere un tweet, sia con @diquadila che con @dog_trip per avere info su qualche agriturismo che avesse qualche offerta per Capodanno.













Lo so, ci svegliamo sempre all'ultimo e per esagerare, ci portiamo dietro anche Tildina per farle festeggiare il suo primo Capodanno con noi <3
L'ultima idiozia che ho sentito risale a ieri sera quando ho chiamato un bellissimo agriturismo che ho avuto modo di visitare qualche mese fa. Mi ricordo che ero rimasta molto colpita dalla perfetta sintonia con gli animali (di tutti i generi, sia quelli di fattoria, sia cani che gatti ecc). Avevamo addirittura mangiato con un grosso S.bernardo sotto al tavolo, il loro. Ieri mi sono sentita rispondere che loro non accettano altri cani, seppur di piccola taglia. Ci sono rimasta proprio male e ho deciso, per principio, che non andrò più in questa struttura.
Per fortuna i tweet hanno dato i loro frutti e subito ho avuto un riscontro da @tartufoevino:








Detto, fatto: in meno di un'ora abbiamo ricevuto una splendida offerta e ora siamo qui a gongolare per il fatto di tornare in Langhe Roero!! Immaginate la contentezza!
Saremo ospiti de LA CA D'OLGA  e per il cenone di Capodanno ci sposteremo nel cuore del centro storico di La Morra.
Ecco le immagini dell'agriturismo..
ci sentiamo al nostro ritorno con i racconti e le recensioni di questo Capodanno ;)







LA CA’D’OLGA AGRITURISMO
Via Caminali, 45 – Fraz. Rivalta
12064 La Morra (Cn)

giovedì 27 dicembre 2012

Escursione a Malindi. Visita all'orfanotrofio, alla fabbrica del legno e al mercato

La visita all'orfanotrofio di Malindi, ai lavoratori della fabbrica del legno,al mercato, sono solo alcuni dei tanti luoghi da visitare a Malindi. L'ideale è partire consapevoli di essere solo dei turisti, approcciandosi alla gente del luogo con rispetto per le usanze e le differenze culturali.

Malindi ti entra dentro nelle viscere e, davvero, fatica ad uscirti. E' questo il posto in cui mi sono sentita tristemente e fortemente turista. Il posto dove decine di bambini ti seguono scalzi chiedendoti soldi per comprare un pallone. 
Quei piccoli adulti hanno gli occhi che parlano e che raccontano le loro storie, come a giustificare l'insistenza che li porta a seguirti per ogni strada della città. Camminano scalzi e ti tendono le mani da sotto i finestrini del pullmino per riuscire ad accaparrare qualcosa. 
Malindi è caotica e polverosa ma al tempo stessa ricca dei colori dei vestiti delle donne che si riversano nei mercati. Sulle loro teste, in perfetto equilibrio, portano catini ricolmi di panni e chissà cos'altro.
Gli edifici sono diroccati e sporchi, i negozi bui e malconci, le strade sono affollate di gente che tappezza i marciapiedi con la propria merce. 




La gita a Malindi, nel nostro caso, è compresa nel pacchetto escursioni con il quale abbiamo effettuato safari. Partiamo alle 14.30 di un caldissimo pomeriggio e arriviamo circa 40 minuti dopo, percorrendo strade sterrate che passano dai villaggi con casupole costruite con terra e sterco di mucca e le caprette che attraversano la strada liberamente. 
Per prima cosa, facciamo visita alla fabbrica del legno. Percorriamo questi lunghi corridoi all'aperto che grazie a delle tettoie sono diventati postazione per i lavoratori del legno che, seduti a terra, scolpiscono, levigano e colorano tante tipologie di questo prezioso materiale. Alla fine del giro veniamo condotti nel market, dove è possibile e ovviamente consigliabile comprare qualcosa. Interessante è notare come ogni oggetto, oltre al prezzo, porti il numero assegnato alla persona che lo ha prodotto. All'uscita della fabbrica notiamo un ragazzino che ci chiede dei soldi per comprare un pallone e che da quel momento in avanti ci seguirà per tutto il tragitto. 

fabbrica del legno
Seconda tappa è l'orfanotrofio di Malindi, una struttura piuttosto malconcia e arrugginita. Prima di arrivare, ci fermiamo a comprare riso, farina, legumi, biscotti e altri generi alimentari da lasciare ai bambini che vivono all'interno.

Orfanotrofio di Malindi
Bambini all'esterno dell'orfanotrofio
Una volta dentro, è impossibile non notare la povertà e la desolazione di questo posto. Se non altro, i bambini sembrano essere sorridenti. C'è davvero tanta gente bisognosa, sia dentro che al di fuori di questa struttura e sentendoli cantare " Fra martino campanaro", obbedienti e ben istruiti per i turisti che fanno visita, fa davvero accapponare la pelle.


la camera dei bambini dell'orfanotrofio
Riprendiamo il pullman per dirigerci al mercato di Malindi e notiamo che il solito ragazzino corre come un razzo a piedi nudi nelle sterpaglie e sui sassi cocenti per non perderci di vista. Quando gli allunghiamo un pacchetto di biscotti lo mette in tasca ma continua a chiederci soldi e camminando assieme a noi ci confida che il suo sogno è quello di diventare guida turistica "proprio come Timoty" afferma guardando con fare solenne il nostro accompagnatore.



Le bambine sono solitamente meno insistenti, sorridono curiose e imbarazzate dagli scatti della macchina fotografica. Giocano a sfuggire ai flash e si nascondono dietro porte di case diroccate.


Torniamo al villaggio quando ormai è buio, Malindi diventa sempre più affollata con il calare del sole. Ripercorriamo la strada sterrata con il nostro pullman e notiamo che le strade ora sono sgombere e totalmente buie. I fanali illuminano, ogni tanto, qualche persona che cammina ai bordi dei viali e all'interno delle casupole, brillano indisturbate le uniche luci delle candele degli abitanti delle tribù.

Visualizza l'album fotografico completo QUI


martedì 11 dicembre 2012

Kenya, la mia esperienza con il Safari. Il Parco Tsavo Est (I° parte)

























Il safari è un'esperienza unica, che non inizia con l'entrata nel parco ma segue le orme della popolazione che in questa terra ci vive. Le tribù, la povertà, la bellezza dei luoghi, l'odore e le sensazioni che tutto questo mi ha donato.

Uno dei principali motivi che mi ha spinto a scegliere il Kenya è stato sicuramente la voglia di partecipare ad un safari. In tanti mi hanno raccontato la loro esperienza, entusiasti del contatto con un ambiente così diverso, l’emozione della vicinanza con gli animali che non siano quelli rinchiusi in uno zoo, la bellezza di un tramonto su un panorama mozzafiato..
Il giorno stesso in cui abbiamo messo piede in villaggio, dopo 11 ore di viaggio (8 di aereo da Bergamo a Mombasa, con scalo a Zanzibar + 3 di pullmino su strade sterrate), siamo stati letteralmente sommersi da richieste di partecipazione al safari.
Ovviamente, da parte dei beach boys che non ci permettono di oltrepassare la soglia del villaggio senza averci abbondantemente proposto le loro soluzioni, così da non lasciarci godere neanche uno spicchio di spiaggia, quasi niente della vista paradisiaca che ci spetta finalmente durante la nostra tanto sudata vacanza.
Mettendo in conto i famigerati ragazzi della spiaggia, ci rassegnamo a stenderci sul lettino per goderci un po’ di riposo, ma ecco che arriva il tizio dell’agenzia convenzionata con l’Eden Village (il villaggio presso il quale abbiamo soggiornato e a cui dedicherò un post più avanti), la Southern Sky, con sede a Malindi, che altrettanto insistentemente e con anche una punta di rabbia – dovuta alla nostra “inspiegabile” indecisione – cerca di convincerci a non cedere alle “avances” dei beach boys e ad effettuare il safari con l’agenzia per non correre rischi ed avere assicurazione compresa.
La scamperà lui, nonostante le esperienze lette sul web e i pareri di conoscenti ci consigliassero di fidarsi dei locali. Questo perché quando arrivi sei stanco e la prima cosa che ti viene in mente è di spendere qualche spicciolo in più, piuttosto che correre il rischio di essere dato in pasto ai leoni della Savana!
Quello che è sicuro è che non  abbiamo mandato giù affatto l’insistenza di questo ragazzo, che poi abbiamo scoperto essere un ex beach boys. 
In villaggio, a mio parere, non dovrebbero permettere tale fastidiosa invadenza da parte dell’agenzia esterna!
A parte questo, spendendo circa 250€ a testa per la formula safari 2 gg + 1 notte in Lodge centralissimo (Aruba Lodge, che recensirò a breve) compresi 2 pasti ed 1 colazione + visita a Malindi, crediamo, nel complesso, di non aver fatto un cattivo affare. Per il resto delle escursioni, però, ci affideremo a gente del posto, non rimanendo affatto delusi!
L’esperienza del safari è stata unica nel suo genere.
Il viaggio per entrare al Parco Tsavo Est è lungo ed estenuante ( 3 ore e mezza, tutte su strada sterrata…ma d’altronde, ragazzi, siamo in Africa!), prima di entrare al parco ci fermiamo in un’area dove si vedono coccodrilli che sembrano abbastanza “civilizzati” e furbe scimmiette. E’ percorrendo i tratti di strada che si allontanano dalla costa che la povertà si manifesta in tutte le sue più pungenti sfaccettature.


Man mano che ci addentriamo, troviamo le tribù che vivono in case fatte di sterco e paglia e senza elettricità. I bambini sono scalzi e, i loro abiti malconci - quasi tutti donati dai turisti - sono impolverati e stracciati. I loro sorrisi sono bianchissimi, gli occhi resi tenaci dal contrasto fra povertà e il lusso che gli scorre davanti attraverso i vetri di un pullmino, le loro mani sono avide di qualsiasi cosa venga lasciato dai turisti. Non è solo nella savana che vige la legge del più forte.
In città chiedono giochi, caramelle o soldi per comprare la farina, qui chiedono direttamente acqua o cibo e io non posso che commuovermi vedendo un bimbo che stringe una bottiglietta come se fosse il bene più prezioso.
Le loro voci sono squillanti e dicono “ciao” all’unisono per catturare la nostra attenzione. Molti si appostano per aspettare i doni dei turisti, saltando la scuola. Altri li vedi camminare in divisa, a piedi scalzi e sotto il sole all’ora del ritorno dopo una giornata di studi.
Lasciamo i villaggi per entrare nell’immensità della Savana. Uno spettacolo meraviglioso, un perfetto gioco di colori in un ambiente che non ci è affatto familiare e quindi unico in tutti i suoi aspetti.
Il terreno è arido ma rosso come il fuoco, il cielo è azzurrissimo e tempestato di nuvole bianche, il contrasto fra il verde della vegetazione e il suolo argilloso ci fa sembrare in un quadro. Ancora prima di avvistare gli animali, siamo abbagliati da questa visione.


Io sono emozionata come un bambino e l’entusiasmo non mi permette di godermi appieno ogni singolo istante. Vorrei che fosse già ora del tramonto, che calasse il sole e che gli animali si preparassero per la caccia.
Il primo game drive non darà i frutti sperati, avvisteremo pochi animali, solo elefanti, zebre e gazzelle, i più facili da reperire. Inizierà a piovere proprio nel bel mezzo di un avvistamento ad una leonessa che, ahimè, si farà vedere solo da molto lontano, accucciata fra le sterpaglie. Il tramonto non sarà nitido a causa delle precipitazioni (però vedremo l’arcobaleno).
Bisogna mettersi in testa che la savana non è uno zoo recintato, gli animali scorrono liberi e felici di stare ben lontani dalle zone meno turistiche, cioè da noi! Solo con tanta fortuna, riuscirete a vedere tutti i “Big Five”, ovvero elefante, bufalo, leone, leopardo e rinoceronte!
Noi abbiamo visto molti elefanti, i bufali, le giraffe molto vicine e, vi assicuro, bellissime, le gazzelle, un ippopotamo molto ben nascosto nell’acqua, zebre, dik dik, sciacalli, l’aquila, gli avvoltoi e il secondo giorno siamo finalmente riusciti a vedere quattro leonesse con 4 cuccioli. Peccato non aver avuto l’obbiettivo giusto! 
L’odore della savana è qualcosa di molto particolare, è un miscuglio di terra e animale selvatico. Di sterpaglie ed erba più rigogliosa. Ti fa sentire vivo e in un altro sistema.
Il tramonto, come vi ho già detto, non è stato la tipica palla di fuoco rossa, inghiottita man mano dai confini della savana ma è stato comunque molto suggestivo. La sera cambia tutto, l’ambiente è più teso a causa dell’attesa della caccia. Gli uccelli cinguettano e poi ad un tratto si zittiscono. Tutto sembra tacere per lasciar spazio ai richiami dei predatori.


Il Lodge

Dormire in un lodge, immersi nella savana, con le iguane che ti camminano nel giardinetto, i dik dik che passano indisturbati e una enorme facciata di vetro che ti permette di vedere ciò che ti circonda, è molto suggestivo.
Addormentarsi è un peccato ma io sprofondo nel sonno, sopraffatta da mille emozioni e cullata dai rumori della notte.

To be continued...


Per vedere l'album fotografico completo su facebook clicca qui: VAI ALL'ALBUM 

giovedì 6 dicembre 2012

Africa: il mio Kenya. Safari, mare, escursioni e tanti sorrisi.




















Prime riflessioni a caldo, di ritorno da un breve viaggio in Kenya. Le mie esperienze, ciò che ho fatto, cosa  no e cosa farei tornando li. Consigli sul Safari, su come rivolgersi alla gente del luogo e ai famosi beach boys :)

Premetto che un viaggio di una settimana in Kenya serve appena a farsi una vaga idea di come funzionino realmente le cose in questo affascinante paese pieno di contrasti. Chi parte per il Kenya, soggiorna in villaggio e prende parte alle varie escursioni organizzate non può che considerarsi un turista.
Io, mio malgrado, mi sono inizialmente adeguata allo status del perfetto turista. Quando ho capito cosa fare era già ora di partire.
Odio la vita da villaggio, sfuggo ai balli di gruppo, alle attività di risveglio muscolare, aerobica, gioco aperitivo e quant’altro.  Orde di signorotti italiani pretendono di arrivare in questa terra e riuscire ad osservarla con il cannocchiale, senza uscire dalla propria bolla e sfuggendo dalle usanze locali. La sera, appuntamento alle 21.30 in anfiteatro con lo spettacolo di cabaret, la giusta occasione per sfoderare orecchini, collane e tacchi mozzafiato. E’ questo il Kenya che mi aspettavo?


Il vero sport dell’italiano in vacanza in Kenya è snobbare i beach boys che a flotte ti investono e incredibilmente sanno tutto di te: quando arrivi, quando esci, con chi esci, cosa acquisti, da chi acquisti e quando riparti. Lo ammetto, sanno essere davvero fastidiosi!
Mozzarella”, ti chiamano scherzosamente per la tua pallida carnagione cosparsa di crema protettiva fattore 50. Ti offrono oggetti vari di artigianato locale in cambio di pochi soldi per acquistare farina e polenta (dicono) o li barattano per cappelli, teli mare, magliette e altri capi d'abbigliamento. Ti accompagnano lungo la battigia raccontandoti le loro usanze, mostrandoti coralli stelle marine, pesci dai colori variopinti, con la speranza di racimolare qualcosa.
Uscire dal villaggio non è facile. Io mi sono sentita come un animale in gabbia per il fatto di non avere la possibilità di evadere senza essere in qualche modo “fregata”.
Mi sono arresa alle escursioni turistiche con la speranza di poter almeno catturare la punta dell’essenza della gioia che questa terra può donare.

Per il Safari mi sono, ahimè, affidata ad un’agenzia turistica locale che si appoggiava al villaggio. Avrò modo di parlarne più in dettaglio ma posso anticipare che, ad oggi, tornando indietro, non avrei remore e mi fiderei dei beach boys. Magari non ciecamente, ma mi fiderei! La gente del luogo si è fatta furba e vive di turismo. Di povertà ce n’é tanta e, anche qui, c’è chi cerca in tutti i modi di lucrarci sopra. Ma posso dire di aver incontrato tante persone di cuore e su questo non ci sono dubbi.


Gli sguardi e i sorrisi dei bambini sono meravigliosi e non si può fare a meno di commuoversi. Ti senti un ladro a rubare foto di sguardi di gente che è a metà fra l’incuriosito (i bimbi guardano ammirati le macchine fotografiche e si divertono a vedere la loro immagine impressa su camera) e l’infastidito (provate voi ad essere oggetto d’attenzione di gente che vi flasha come foste animali rinchiusi in uno zoo).
Questo mio primo post l’ho dedicato, volutamente, alle prime impressioni che questa terra mi ha evocato. Pensieri a caldo che ho voluto esprimere prima che la quotidianità offuschi i ricordi delle emozioni che ora sento ancora vive.
Passerò man mano a raccontarvi tutte le esperienze vissute in Kenya!

Safari Blu Mangrovie >> con beach boys
Escursione ad Hell’s Kitchen >> con beach boys
Cena in spiaggia a Safina Beach Watamu

Per visualizzare l'album fotografico completo su facebook, clicca qui: VAI ALL'ALBUM
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